Vintage Passion

Che caratteristiche ha un vero capo vintage?

Il vintage ha riscosso un notevole successo negli ultimi anni e sicuramente tutti sappiamo di cosa si tratta, più o meno. Da semplice esigenza di risparmio, oggi l’abbigliamento vintage è diventato un vero e proprio capostipite della moda, inquadrando la ricerca di stile delle generazioni più giovani. 

La moda vintage non è infatti soltanto un modo di vestire, ma un vero e proprio stile di vita. Chi veste vintage spesso non ama gli oggetti digitali, non frequenta determinati locali, ama le cose affascinanti e nostalgiche, spesso guarda film storici ed è attratto da una tipologia specifica di romanzi. Insomma, è vintage in tutto e per tutto. Ormai la moda vintage è talmente diffusa che in ogni città, mercatino natalizio o sobborgo troviamo un negozio o una bancarella con abiti usati e di seconda mano. Ma non tutti sanno che cosa è vintage davvero e cosa no. 

Innanzitutto, partiamo da una considerazione, non banale: vintage non è vecchio!

Vecchia a chi?!

Vintage o rétro? Quando è vintage e quando è rétro

Un capo, per essere definito vintage, non deve essere semplicemente vecchio e in disuso. Quindi no, se avete dimenticato nell’angolo di un armadio qualche zaino delle medie, o qualche t-shirt bucherellata, non è per forza vintage e non vale un sacco di soldi! Andiamo a capire con precisione cosa si può definire vintage e cosa no.

Vintage è un termine francese che significa appunto vingt-age, cioè vent’anni. Un capo vintage, per essere definito tale, dovrebbe avere almeno vent’anni di età, ma soltanto in teoria. In pratica, infatti, con il termine vintage si usa piuttosto fare riferimento a tutto ciò che va dagli anni ’20 ai ’60 del Novecento. Un vero capo vintage, quindi, è effettivamente agiato, ma non vecchio e soprattutto assolutamente non cheap. Un capo di abbigliamento originale degli anni ’30 o ’40 ha un valore effettivo inestimabile, proprio per la sua ricercatezza e originalità. Ed ecco che arriviamo all’altro errore che facciamo più comunemente: la confusione fra vintage e rétro. 

Anche al di fuori dell’abbigliamento, col termine rétro si intendono oggetti di riproduzione dell’antico, ma non realmente antichi. In tantissime collezioni e negozi si trovano elementi che riprendono caratteristiche da oggetti del passato, ma sono riproduzioni in serie.

Come si riconosce un capo vintage

Ma come si fa a riconoscere un vero capo vintage da una riproduzione o da un rétro? Riconoscere un capo vintage può essere un’impresa impegnativa, soprattutto se non si è esperti di moda. Tuttavia, ci sono alcuni trucchi che possono aiutare a identificare gli indumenti di una volta. Ecco 3 semplici passi:

1. Innanzitutto, è importante fare attenzione all’etichetta. I capi vintage spesso hanno taglie e composizioni diverse da quelli attuali, quindi è importante fare riferimento alle tabelle delle taglie degli anni passati per capire se si tratta di un capo vintage o meno. Inoltre, le etichette dei capi vintage spesso sono più piccole e meno dettagliate rispetto a quelle attuali. È quindi importante prestare attenzione: se l’etichetta è troppo colorata o presenta font e grafiche attuali, molto probabilmente non si tratta di un capo vintage ma di una riproduzione in serie. Anche la tabella delle composizioni è un buon modo per capire che pezzo abbiamo davanti. Prima degli anni ’70, infatti, non era ancora in vigore l’obbligo di specificare la composizione del capo sull’etichetta.

2. Un altro modo per riconoscere un capo vintage è osservarne l’usura. Gli indumenti vintage spesso presentano segni di usura, come bottoni mancanti, cuciture aperte o strappi, a causa del loro uso prolungato nel tempo. Ma è importante fare attenzione a non confondere questi segni di usura con danni dovuti a un trattamento poco accurato. Lo si può verificare rapidamente dai dettagli: cerniere, bottoni, fibbie ed etichette sono gli elementi che in genere subiscono maggiormente l’usura del tempo, oltre a mettere subito in mostra caratteristiche tipiche di un’epoca specifica. Ad esempio, le zip vintage sono molto più sottili rispetto a quelle attuali, con dentelli metallici singoli, spesso difettose nello scorrere,   sulle gonne anni ’50, ad esempio, s  indumenti degli anni ’50 spesso presentavano spalline larghe e gonne a campana, mentre quelli degli anni ’60 erano caratterizzati da stampe optical e pantaloni a zampa d’elefante.

3. Infine, un ultimo trucco per riconoscere un capo vintage è fare affidamento sulla propria conoscenza della moda e dei suoi cambiamenti nel tempo. Se si è appassionati di moda, è probabile che si abbiano delle nozioni sui trend del passato e su come si sono evoluti nel corso degli anni. In questo caso, sarà più facile riconoscere un capo vintage semplicemente osservandolo e confrontandolo con gli stili attuali. Online esistono una serie di vintage shop, con una vastità di capi di ogni genere ed epoca. Non è detto che tutti siano veramente vintage. In un negozio vintage, in genere, si troverà un assortimento più ampio di articoli anni ’70, ’80 e ’90, che sono più facili da reperire perché si conservano meglio e sono meno deteriorabili rispetto a capi in stile anni ’40, ’50 e ’60. Mentre in un negozio retrò troveremo capi contemporanei basati sullo stile degli anni passati.

 

In sintesi, riconoscere un capo vintage richiede attenzione ai dettagli, passione per la moda del passato e un po’ di pratica. Con il tempo e l’esperienza, però, sarà sempre più facile distinguere gli indumenti vintage da quelli attuali. 

Che vantaggi comporta la scelta di vestire vintage?

Oltre alla passione per la moda e l’abbigliamento d’altri tempi, chi veste vintage è spinto da scelte di stile ben più ampie. Vestire vintage non è infatti soltanto una questione di moda. Chi ama il vintage lo fa a tutto tondo: nell’arredamento, nei modi di fare, nelle abitudini quotidiane. Il vintage è uno stile che ti entra nel cuore e non ti lascia più, perché tocca punti profondi della personalità e del sentire umano. Spesso va di pari passo con la musica, un’altra di quelle scelte che determinano in maniera importante il modo di essere di una persona, i posti che frequenta, lo stile sociale che adotta. 

Uno dei motivi più frequenti che dominano la spinta ad acquistare capi vintage è la questione sostenibilità ambientale. C’è chi è più o meno sensibile all’argomento, ma la questione, purtroppo, riguarda tutti noi. Nonostante i vari tentativi (più marchettari che altro) dei brand di moda di produrre linee a basso impatto ambientale, attraverso il riciclo di materiali o la riduzione delle emissioni, l’unico modo realmente sostenibile rimasto è quello fornito dal mercato del secondhand e del riuso. 

Cravatta Hermès Paris - NOWAR vintage

Che cosa differenzia il secondhand vintage dal remake

Vintage e rétro, riuso e remake: sono tutti aspetti del secondhand, o per dirlo in italiano, del mercato dell’usato. Ma l’usato può essere appunto indossato così com’è, adottandone tutte le caratteristiche tipiche e superando anche spesso lo scoglio della vestibilità, ad esempio, oppure essere rivisitato. Spesso, infatti, i capi vintage presentano qualche difetto, o in alcuni casi sono talmente usurati da non essere più utilizzabili così come sono, eppure i materiali di cui sono composti sono ancora buoni, perché notoriamente di qualità e più duraturi di quelli attuali, e possono essere riutilizzati per creare nuovi abiti. 

Questa è la caratteristica del Remake, di cui peraltro Nowar vintage ha fatto il suo cavallo di battaglia fin dai primi tempi, a partire dalla scelta del nome. Giacche, borse e accessori militari venivano decontestualizzati, ridando loro una luce nuova e un aspetto meno truce, con lo scopo di prendere proprio le distanze dal militarismo. Il remake di Nowar è anche simbolo di una volontà di andare controcorrente, aiutando sia l’ambiente che l’economia familiare, educando al riciclo e al riuso dei tessuti del passato, riportati a nuova vita.

CURIOSITÀ

Balenciaga rievoca i suoi anni ’90

Alla sfilata pre-fall 2022 Balenciaga si è presenta con una nuova collezione ispirata ai suoi anni ’90. Uno stile che “Ricorda un tempo in cui l’abbigliamento era vivo e pieno di idee grezze, dall’anti-moda, alla decostruzione, fino minimalismo monocromatico e permeava ogni cosa, da uno spettacolo dell’industria all’attivo underground”.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *